Riccardo Paracchini, o della Trasfigurazione
di SERGIO MANDELLI
2018
L’Italia (ma si potrebbe dire l’Europa, il mondo) è divisa, culturalmente parlando, grossomodo in due.
Da una parte ci sono i santoni del laicismo, sempre presenti, onnipresenti, su giornali, televisioni, radio, università, redazioni, ovunque. I vari savianolittizzettoscalfari serragalimbertimarzanoeccetera, scritti tutti di seguito perché, più o meno, dicono tutti le stesse cose e li trovi dappertutto.
Poi ci sono i cattolici.
Fra i due mondi c’è una cesura netta, nel senso che i cattolici sanno benissimo che cosa dicono i precedenti “pensatori”, mentre questi non sanno nulla, ma proprio nulla, del mondo cattolico, salvo pochi, invariabili, stantii pregiudizi; conosco molto bene entrambi i mondi (per i quali provo uguale affetto, perché si possono detestare le idee, ma non le persone), visto che li ho frequentati, e so cosa dico.
Però, devo essere sincero, alla gente che considera come intellettuali di riferimento un Galimberti – o persino un Saviano, mioddio! – , io mi sento di dire, scusate, ma sono abituato troppo bene; dopo aver ascoltato una conferenza di Padre Giuseppe Barzaghi, i primi due mi sembrano pane raffermo e scipito, senza sale, nutriente, forse, ma senza gusto, senza sapore.
E se da una parte mi propongono un trio femminile tipo Marzano, Concia, Bonino (e perché no Boldrini, Murgia, Cirinnà), io replico, così, tanto per riferirmi a persone che frequento su Facebook, con Costanza Miriano Silvana De Mari e Paola Bonzi.
State tranquilli, se non le conoscete, non vanno in televisione, non ce le fanno andare.
Ma vi assicuro che, se le leggete, senza fermarvi ai (pochi) titoli scandalistici dei soliti giornali, vi accorgete di essere in presenza di gente tosta, in gamba, divertente, sapiente. E poi, per quanto riguarda Paola Bonzi, ci sarebbe da aprire una parentesi enorme tutta solo per lei: è una che da sola, con pochissimi mezzi, ma con grande amore, ha convinto 21000 donne ad non abortire; ciò significa avere 21000 bambine e bambini in più in Italia, una piccola città, e 21000 donne felici. Se in televisione e in parlamento ci fosse andata lei invece della Bonino, non avremmo problemi demografici, in Italia.
E poi che dire dei Mienmiuaif, coppia di giovani sposi capaci di dedicare canzoni a Santa Teresa di Lisieux, a San Leopoldo e a Radio Maria: se essere trasgressivi vuol dire fare cose che gli altri non fanno, allora questi due sono addirittura osceni!
Questa premessa, magari un po’ lunga, è doverosa per introdurre l’artista che sono andato a trovare recentemente in studio, Riccardo Paracchini.
Riccardo è un artista dal curriculum di tutto rispetto, avendo fondato, insieme a Luca Scarabelli, anni fa, una piccola, preziosa rivista d’arte chiamata Vegetali Ignoti, dove sono state ospitate (e dove si è parlato di) alcune delle migliori esperienze artistiche degli anni novanta.
La sua carriera d’artista ha sempre preso in considerazione l’aspetto della mistica: i suoi lavori degli anni novanta, che coinvolgevano pittura e ambiente, già erano dedicati a San Francesco, Santa Chiara e a Teresa di Lisieux (sì, ancora lei).
Io, invece, sono stato attratto da alcuni dipinti recenti che ho scoperto in rete e che trovo incantevoli.
Sono figure sacre, madri con bambino, sacre famiglie, ma soprattutto angeli.
Infatti, negli ultimi anni, la sua biografia ha conosciuto una presenza sempre più forte della fede, che lui ha raccontato in forma di fiaba o di racconto. In particolare ha approfondito il mistero della Chiesa, e ha indagato il senso di appartenenza a questa strana associazione, nata da dodici autentici cialtroni (gli apostoli), che però è stata, ed è tuttora, in grado di fare cose impossibili per chiunque altro.
Ora, che sia cattolico, e convinto, Paracchini non ha nemmeno bisogno di dirlo, e non fa nulla per nasconderlo, anzi.
È uno che è stato capace di fare una indagine a tappeto su tutto il territorio nazionale per raccogliere quante più litanie possibili dedicate alla Vergine Maria, e di pubblicarle tutte, inframmezzate da splendide immagini della stessa Madonna provenienti dalla tradizione, in una invocazione che accompagna il nostro cammino esistenziale, giorno dopo giorno. Una prelibatezza per raffinati intenditori.
Ovviamente, lui sa benissimo che, nel mondo dell’arte contemporanea, dichiararsi cattolici vuol dire scontare parecchi pregiudizi e oggettive difficoltà di collocazione nel mercato: ma lui è fatto così, cosa ci volete fare. I cattolici, se sono convinti, non c’è niente che li faccia tacere, hanno bisogno di parlare, di dire, di testimoniare, di raccontare…
E cosa ci racconta Paracchini? Ci racconta la Trasfigurazione, né più né meno.
Ossia, prende dei rotocalchi e poi ci dipinge sopra, trasformando figure di modelle seducenti e modelli prestanti in angeli e santi. Oppure sono semplici foto di gente comune, oppure ancora (attività per la quale ha costantemente delle richieste) di persone che vogliono essere “trasformate” da lui.
Quello che ci dice, in queste delicatissime opere, è che se Gesù si è trasfigurato, la stessa cosa può capitare ad ognuno di noi, quando incontriamo la Grazia.
Perché, a suo parere, e secondo il parere di qualche milione di persone, l’incontro con Dio ci fa diversi, più disponibili verso il prossimo, più sereni, più teneri, più attenti. Persino più felici.
E questo, Paracchini, lo racconta con uno stile scarno, pudico, immediato. Forse non c’è bisogno di scomodare Beato Angelico, per la sua delicatezza, e Matisse, per le tinte piatte e l’apparente semplicità della composizione, o forse sì.
Fatto sta che queste immagini mi hanno incantato, e ve le voglio proporre.
Perché uno che dipinge così, con tutto quello che ha studiato, o è un matto o è uno che si sta avvicinando alla santità. E, a mio parere, vale la pena dedicargli qualche minuto di attenzione. Può darsi che non vi piaccia.
Ma, magari, vi trasfigurate pure voi.
FONTI:
Costanza Miriano Blog:
https://costanzamiriano.com/2018/06/01/riccardo-paracchini-o-della-trasfigurazione/
Sergio Mandelli Facebook:
https://www.facebook.com/sergio.mandelli1960/posts/10216204590537472
GOOGLE TRANSLATION
Riccardo Paracchini, or of the Transfiguration
Riccardo is an artist with a very respectable curriculum, having founded, together with Luca Scarabelli, years ago, a small, precious art magazine called Vegetali Ignoti, which hosted (and talked about) some of the best artistic experiences of the nineties.
His career as an artist has always taken into consideration the aspect of mysticism: his works of the nineties, which involved painting and environment, were already dedicated to Saint Francis, Saint Clare and Teresa of Lisieux (yes, her again).
I, on the other hand, was attracted by some recent paintings that I discovered online and that I find enchanting.
They are sacred figures, mothers with children, holy families, but above all angels.
In fact, in recent years, his biography has seen an increasingly strong presence of faith, which he has told in the form of a fairy tale or story. In particular, he delved into the mystery of the Church, and investigated the sense of belonging to this strange association, born from twelve authentic charlatans (the apostles), which however was, and still is, capable of doing things impossible for anyone else. Now, that he is Catholic, and convinced, Paracchini does not even need to say it, and does nothing to hide it, on the contrary. He is someone who was able to carry out a thorough investigation throughout the country to collect as many litanies as possible dedicated to the Virgin Mary, and to publish them all, interspersed with splendid images of the Madonna herself from tradition, in an invocation that accompanies our existential journey, day after day. A delicacy for refined connoisseurs. Obviously, he knows very well that, in the world of contemporary art, declaring oneself Catholic means paying for a lot of prejudices and objective difficulties in placing oneself in the market: but that’s how he is, what can you do. Catholics, if they are convinced, there is nothing that can silence them, they need to talk, to say, to testify, to tell…
And what does Paracchini tell us? He tells us about the Transfiguration, no more and no less. That is, he takes some magazines and then paints on them, transforming figures of seductive models and handsome models into angels and saints. Or they are simple photos of ordinary people, or again (an activity for which he is constantly asked) of people who want to be “transformed” by him.
What he tells us, in these very delicate works, is that if Jesus was transfigured, the same thing can happen to each of us, when we encounter Grace.
Because, in his opinion, and according to the opinion of a few million people, the encounter with God makes us different, more available to others, more serene, more tender, more attentive. Even happier.
And Paracchini tells this in a spare, modest, immediate style. Perhaps there is no need to bother Beato Angelico, for his delicacy, and Matisse, for the flat colors and the apparent simplicity of the composition, or perhaps there is.
The fact is that these images have enchanted me, and I want to propose them to you. Because someone who paints like this, with all that he has studied, is either crazy or someone who is approaching sainthood. And, in my opinion, it is worth dedicating a few minutes of attention to him. Maybe you don’t like it.
But, maybe, you will be transfigured too.
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