Fiori dal carcere
2023
Quest’anno ho accettato la proposta di tenere un corso estivo alla casa circondariale di Trento, organizzato dal Liceo Rosmini della città. Per la precisione un progetto artistico con i carcerati. Sezione maschile. Però l’ho chiarito fin dal primo giorno ai ragazzi: «Non sono un professore, per cui non sono venuto qui per insegnarvi qualcosa, ma per fare un progetto insieme, per costruire qualcosa che nasca dalla nostra collaborazione».
Il tema che ho proposto loro è stato “La rappresentazione del fiore”, un lavoro che ho portato avanti fin dai primi anni 2000. Devo ammettere che avevo un po’ di timore ad affrontare questo soggetto con loro, anche perché l’argomento, in un carcere, con degli uomini, sarebbe potuto apparire un po’ banale e anacronistico. Però ci credevo: sono voluto partire con loro raccontandogli la storia di un mio dipinto, il perché un giorno dipinsi un fiore particolare. Non era il primo che realizzavo, però questo aveva una storia in più da raccontare: la storia del “Ci sarò fino a domani”.
Quindi gli ho mostrato alcuni miei dipinti di fiori. L’aneddoto e le motivazioni che c’erano dietro la creazione di quell’opera avevano una radice nelle storie personali di tanti: la cura della persona e la ricerca della propria rinascita. Da questo “seme” abbiamo iniziato ad aprire le porte al disegno e al dialogo, scambiando parole, suggestioni, storie di vita. E queste sono veramente tante. Non so se sia un ossimoro, ma in quel luogo, tra disperazione e solitudine, s’intravvede una luce, una speranza che ti fa dire «oggi sono qui ma sto lavorando già per il mio domani».
Come dicevo abbiamo cominciato da un racconto, da una storia di vita, e poi tutti davanti ad un foglio bianco. Per alcuni c’era la necessità di liberarsi dalle proprie rigidità strutturali, liberare il disegno, le forme, per creare il simbolo del fiore. È stata una meraviglia la progressione nel disegno: da fiori schematici e austeri, inarticolati, ad altri più liberi e poetici: «Liberatevi dalle strutture mentali, la pittura deve cancellare queste sbarre, queste mura, abbiamo la possibilità di creare qualcosa insieme che porteremo oltre. Non siamo qui a fare dei lavoretti, o a passare il tempo, ci sta anche quello, ma siamo chiamati a costruire un’opera che superi le limitazioni che abbiamo per andare oltre, per dire “noi ci siamo e siamo importanti, siamo preziosi”».
A proposito di rigidità: molti all’inizio disegnavano dei fiori geometrici, con lo stelo dritto, oppure in un vaso, ma i fiori ci siamo detti «devono andare oltre, nascono nella nostra mente, da sotto il limite del foglio, entrano e sbocciano di colore. Non dobbiamo fare dei fiori realistici, bensì dei simboli: spirituali». Davanti ad un semplice foglio di carta abbiamo vissuto un’esperienza di condivisione. Ad alcuni il messaggio è arrivato, ad altri forse no.
Qualcuno aveva paura del foglio bianco, altri avevano paura di sbagliare, ma abbiamo compreso che «non bisogna avere paura dell’errore, anzi lo sbaglio può essere necessario: perché ci permette di cancellarlo quando lo riconosciamo. La pittura ci consente di modificare le forme che non ci vanno bene e creare un dipinto migliore». Il dipinto può essere una storia di vita.
E glie l’ho confessato, «Anch’io non sono capace di dipingere, quando dipingo lascio sempre degli errori, dei difetti che poi modifico, correggo. Però li lascio intravedere perché fanno parte del messaggio».
Inizialmente per il progetto avevamo a disposizione solamente tre colori: il bianco per la purezza, il blu per il cielo, il verde per la natura. Di fronte alla bellezza ed alla spontaneità dei fiori che andavano “fiorendo”, frutto delle varie esperienze umane, etniche e sociali di ognuno, abbiamo modificato il programma introducendo altri colori ed altre forme.
Molto altro ci sarebbe da scrivere ed approfondire, tante sono le suggestioni e le storie ascoltate. Una esperienza arricchente. Per loro non so. Per me sicuramente. Concludendo. In questo progetto abbiamo unito insieme i miei dipinti dei fiori ed i loro. Entrambi realizzati tra le mura del carcere. Con la speranza di poterli esporre da qualche parte.
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