Una storia in blu
di MICK G. WELLES
1998
I lavori di Riccardo Paracchini non vanno assolutamente compresi unicamente sul piano ottico. Il suo “concetto esteso dell’arte” (creatività intesa come patrimonio popolare) l’ha portato verso un’interpretazione dalle molteplici sfaccettature, nella quale il “visivo”, e la percezione sensuale in genere, fanno parte, in sostanza, di una globale volontà artistica molto più ampia.
Ogni elemento della sua ricerca deve essere comprensibile singolarmente, senza che nessuno assuma un ruolo dominante: e l’intero gruppo va percepito come un insieme. La realizzazione dell’idea, è un ordine formale contrapposto al caos.
Il dipinto è un moto espressivo momentaneo, animato dall’idea di un divenire nella quale etica ed estetica si uniscono nell’armonia di colori celesti e forme perfette. Il tempo che separa le opere non conta, poiché il percorso da seguire non è mai cronologico, materiale. La contiguità è emotiva, spirituale.
Rappresentate quasi sempre sole al centro della tavola, queste figure ci guardano, ed è forse il loro sguardo senza sguardo la cosa più sorprendente, perché fatto di gesti, quindi segno di una volontà che è interna, che guida e conduce là dove deve arrivare.
Riccardo Paracchini utilizza le immagini in modo estremamente innovativo, quale strumento d’osservazione della realtà quotidiana, ma in modo sfuggente, mostrando la contemporaneità quale stratificazione di un passato storico, e sensuale sentimento. Nel contrasto tra storie personali e collettività, in bilico tra cultura di massa e individualismo, riesce così ad offrire un’immagine valida ed inedita dell’uomo verso la fine del ventesimo secolo.
È un’opera sulla purezza, composta da elementi provenienti da differenti realtà, contemporanee e remote, frutto di diverse tensioni filosofiche. Il senso della scansione verticale è un cammino che passo dopo passo suggerisce la ricerca del sé e la volontà di una evoluzione.
Un’opera sul silenzio visivo, dove le sonorità sono interne alla struttura, e gli echi fanno parte dei passaggi e paesaggi armonici tra l’opera e l’ambiente che la contiene. Ad ogni tavola si accompagna un titolo dal significato emblematico, e brevi frasi, registrazioni di frasi di canzoni, che giungono dall’etere all’etereo sentire. È l’emergere della storia sentimentale di cui parla Proust.
Un lavoro concettuale che invita continuamente a liberarsi dai pesi della materia, dalla grevità di una quotidianità invadente e destinata ad una concezione orizzontale della vita.
È un’opera che induce al cammino, all’attraversamento della nostra coscienza, un viaggio laico e religioso allo stesso tempo, che ricorda quelle avventure seducenti dell’adolescenza, da vivere come passione e come amore vuole.
(traduzione di Michela Colombo)
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